Il sistema di accoglienza in Italia

Il Piano Nazionale per fronteggiare i flussi migratori non programmati

Nel corso degli ultimi tre anni l’accoglienza di richiedenti protezione internazionale è stata fortemente sollecitata dal crescente numero di arrivi e certamente il naufragio avvenuto il 3 ottobre 2013 a Lampedusa in cui morirono 366 persone e si contarono circa 20 dispersi ha dato grande impulso a mettere in atto azioni ed interventi per accogliere coloro che giungono sul nostro territorio per chiedere protezione. Nel 2014 c’è stato un sostanziale aumento dei posti della rete Sprar prevedendo il bando pubblico per il triennio 2014-2016 una capacità ricettiva di circa 20.000 posti e con la circolare dell’ 8 gennaio 2014 del Ministero dell’Interno, visto l’intensificarsi degli sbarchi e il sempre più crescente numero di persone da accogliere, le Prefetture sono state sollecitate a reperire sui singoli territori regionali delle strutture di accoglienza.

Con l’intesa tra il Governo, le Regioni e gli Enti Locali, adottata in sede di Conferenza Unificata del 10 luglio 2014 è stato approvato il Piano Nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, adulti, famiglie e minori stranieri non accompagnati con l’intento di creare un unico sistema di accoglienza.
Due sono gli obiettivi principali del Piano Nazionale da perseguire contemporaneamente e coerentemente: da una parte “dare risposte immediate alle impellenti esigenze di accoglienza delle persone che arrivano in numeri molto elevati sulle coste meridionali e nei luoghi di frontiera e, dall’altro, l’assoluta e indifferibile necessità di impostare subito un piano strutturato che permetta di ricondurre a gestione ordinaria e programmabile gli interventi relativi sia agli adulti che ai minori non accompagnati.”

Il piano prevede tre fasi:

– Soccorso e prima assistenza, realizzata in strutture governative a ciò deputate e dovranno avere tempi di permanenza contenuti al fine di garantire il massimo turn over delle presenze, evitando così la saturazione dei Centri stessi, e favorendo il pronto invio degli stranieri nelle strutture di “prima accoglienza” dislocate sui territori regionali. In tale fase verranno effettuate le procedure di identificazione, un primo screening sanitario, la risposta ai necessari bisogni materiali (igiene, abbigliamento,ecc..), un’ampia attività informativa,nonché la prima individuazione di nuclei familiari o persone vulnerabili.
– Prima accoglienza e qualificazione, questa fase è da realizzare in Centri regionali e/o interregionali denominati hub, finanziati dal Ministero degli Interni ed individuati in collaborazione con le Regioni e gli Enti Locali in base alle caratteristiche socio-economiche del territorio. Qui dovranno confluire coloro che nella fase del soccorso hanno espresso la volontà di richiedere la protezione.
Il tempo di permanenza all’interno di tali Centri sarà limitato al periodo necessario alla formalizzazione della domanda di protezione (modello C) e alla conclusione delle procedure di esame delle domande da parte della Commissione o della Sezione territoriale competente nonché alla individuazione della migliore collocazione possibile nel Sistema Sprar.
– Seconda accoglienza e integrazione. Tale fase dovrebbe essere realizzata dallo Sprar, destinato a divenire, quando adeguatamente ampliato, l’unico sistema di accoglienza di secondo livello sia per gli adulti che per tutti i minori stranieri non accompagnati.

Il coordinamento delle misure previste nel Piano Nazionale è assicurato dal Ministero dell’Interno che si avvale di un Tavolo di coordinamento nazionale e di Tavoli di coordinamento regionali previsti dal decreto del Ministro dell’Interno del 17 Ottobre 2014.

Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR)


La nascita 

E’ negli anni novanta che in Italia si inizia ad affrontare il tema delle migrazioni forzate, anni in cui non esisteva ancora un sistema pubblico ed organizzato e durante i quali i richiedenti asilo in condizione di indigenza potevano disporre solo di un contributo economico, peraltro insufficiente e per un periodo limitato*.
In questi anni l’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati si basava principalmente su interventi autonomi di organizzazioni del terzo settore (ONG e associazioni) a carattere prevalentemente solidaristico e volontario con attività mirate all’accoglienza materiale, intesa come mera fornitura di beni di prima necessità quali vitto, alloggio e vestiario.
Già nel 1992- 1993, tuttavia, si iniziarono a delineare delle forme di coordinamento a livello locale in occasione dell’accoglienza dei profughi che arrivavano in Italia fuggendo dalla guerra nella ex Jugoslavia, ma è il 1999 che si identifica come la data in cui è avvenuto il momento di rottura con le vecchie metodologie dell’accoglienza. Infatti alla fine degli anni ’90 la crisi in Kosovo causò la fuga di migliaia di profughi che giunsero in Italia in cerca di protezione. Si registrò il picco delle domande di asilo e l’Unione Europea stanziò dei fondi straordinari per la realizzazione di progetti di accoglienza in favore della popolazione kosovara giunta nei territori degli stati membri in cerca di protezione.
In Italia per la prima volta un gruppo di organizzazioni decise di riunirsi intorno ad un unico tavolo per costruire un progetto congiunto denominato Azione comune**.
Venne superato definitivamente il concetto della mera accoglienza materiale prevedendo in favore dei richiedenti asilo e rifugiati tutta una serie di azioni per garantire l’assistenza medica e psicologica, l’assistenza legale, l’accompagnamento alla procedura di asilo, percorsi di orientamento e inserimento sociale, consulenza legale e servizi di interpretariato e di mediazione culturale. Allo stesso modo si riconosceva il valore degli operatori dell’accoglienza, evidenziando che il loro lavoro non poteva essere improvvisato, ma che doveva essere caratterizzato da professionalità e preparazione.
E’ sulla scia di questa esperienza del terzo settore che nel 2001 è nato il Programma Nazionale Asilo (PNA) da un protocollo di intesa tra il Ministero degli Interni, l’ACNUR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e l’ANCI (Associazioni dei Comuni Italiani).
Il Programma Nazionale Asilo pur avendo carattere sperimentale si configura come la prima esperienza pubblica per richiedenti asilo e rifugiati in Italia. Il PNA è stato istituzionalizzato nel 2002 con la legge 189/2002 (cosiddetta Bossi – Fini) che ha rinominato il programma “Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati” (SPRAR). In tal modo si è raggiunto l’obiettivo di realizzare un sistema nazionale di accoglienza strutturato capace di rispondere ai bisogni di coloro che giungono in Italia in cerca di protezione, allineandosi così anche alle disposizioni comunitarie in materia**.

Struttura e funzionamento dello Sprar

Lo Sprar è un sistema di accoglienza decentrato e coordinato diffuso su tutto il territorio nazionale (ad eccezione della Valle d’Aosta) costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti dedicati a richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione sussidiaria e umanitaria, accedono nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, gestito dal Ministero dell’Interno.
L’idea innovativa che caratterizza lo Sprar, recepita dalla pregressa esperienza del Programma Nazionale Asilo, è il coinvolgimento dei comuni nella progettazione e realizzazione di progetti di “accoglienza integrata” sul territorio. Con la collaborazione di soggetti del terzo settore (enti gestori dei progetti) gli enti locali realizzano interventi che, lontani da una logica meramente assistenzialistica (vitto e alloggio), prevedono una molteplicità di interventi ponendo al centro ogni singolo beneficiario accolto come portatore di specifiche esigenze e necessità.

Tutti i progetti realizzati sul territorio nazionale, pur differenziandosi per le caratteristiche, le risorse e le peculiarità dei territori in cui insistono, devono comunque attenersi alle linee guida e agli standard di accoglienza definite dal Ministero degli Interni.
Ogni progetto deve garantire quindi attività finalizzate all’apprendimento della lingua italiana, all’iscrizione a scuola dei minori in età dell’obbligo scolastico, all’assistenza sanitaria e psicologica, alla mediazione linguistica e culturale, all’orientamento e all’informazione legale sulla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale, all’orientamento e all’accesso ai servizi del territorio e alla socializzazione.
Inoltre essendo la conquista della propria autonomia da parte dei beneficiari uno degli obiettivi principali dello Sprar, i progetti devono prevedere dei percorsi di formazione o riqualificazione professionale nell’ottica dell’inserimento lavorativo e misure per l’accesso alla casa.
Il coordinamento del Sistema di Protezione è garantito dal Servizio Centrale, struttura operativa con sede a Roma, istituita dal Ministero dell’Interno e affidata con convenzione all’ANCI. Il Servizio Centrale ha compiti di informazione, formazione, promozione, consulenza e supporto tecnico agli enti locali che prestano servizi d’accoglienza, nonché di monitoraggio della presenza di richiedenti e titolari di protezione internazionale sul territorio italiano.

La capacità ricettiva dello Sprar

Le modalità di accesso da parte degli enti locali al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, sono regolamentate da un decreto del Ministero dell’Interno che disciplina il bando per la presentazione di progetti di accoglienza integrata.
Fino al 2008 il bando per l’accesso al Fondo era annuale, per il 2009 e 2010 la durata degli interventi ha avuto cadenza biennale e a partire dal 2011 è triennale. In questo modo è stata garantita ai progetti Sprar una maggiore stabilità facilitando la programmazione degli interventi.
Nel corso degli anni la capacità recettiva del Sistema di Protezione è stata notevolmente ampliata, passando dai 3000 posti del 2003 ai 20.752 previsti per il triennio 2014- 2016 tra posti strutturali della rete (12.602) e i posti aggiuntivi (8.150). Tale numero è in ogni caso destinato ad aumentare nel corso del 2016 considerando il nuovo bando per il biennio 2016-2017 del Ministero dell’Interno rivolto ai Comuni che ancora non fanno parte della rete Sprar per l’ampliamento di ulteriori 10.000 posti**.
Contestualmente a questo nuovo bando, al fine di allineare tutti gli interventi, la scadenza di tutti i progetti della rete costituita con il bando 2014-2016, è stata prorogata di un anno, andando a cadere nel 2017.
I progetti Sprar sono divisi a seconda della tipologia di beneficiari che ospitano. Con la rete costituita nel 2014, dei 432 progetti, 349 sono dedicati a categorie ordinarie, 52 a minori non accompagnati, 31 a persone con disagio mentale o disabilità.
Quindi considerando i 20.752 posti di accoglienza, 19.514 sono per beneficiari appartenenti alle categorie ordinarie, 943 per minori non accompagnati e 295 per beneficiari con disagio mentale o disabilità.

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* In caso di indigenza i richiedenti asilo potevano disporre solo di un contributo economico di prima assistenza per un periodo non superiore a 45 giorni, a fronte di una durata media della procedura di asilo di diciotto mesi e del divieto di lavorare fino alla decisione della Commissione.
**“La protezione negata” – Primo Rapporto sul diritto di asilo in Italia – Milano 2005
**In particolare alla direttiva 2003/9/CE, recante norme minime relative all’accoglienza dei richiedenti asilo negli Stati membri, recepita in Italia con il Decreto legislativo del 30 maggio 2005, n.140 recentemente abrogato dal D.lgs 18 agosto 2015, n. 142 con cui l’Italia ha attuato la direttiva 2013/33/UE (norme relative all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale).
**Decreto del Ministro dell’Interno del 7 Agosto 2015 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in data 8 Ottobre 2015 relativo alla presentazione, da parte degli Enti Locali che erogano servizi di accoglienza e di tutela in favore dei richiedenti asilo e dei rifugiati, di domanda di accesso alla ripartizione delle risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, per il biennio 2016 – 2017.